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Vaticano II: un concilio incompiuto?

di Jean Rigal in “vatican2milledouze.org” del 25 gennaio 2013 (traduzione: www.finesettimana.org) Il titolo è interrogativo. Eppure, che cosa c'è di più normale di un concilio incompiuto, se si considera che è, insieme, un punto di arrivo e un punto di partenza. Il Vaticano II resta incompiuto su due piani: rispetto al suo insegnamento e rispetto alla sua applicazione. 1. A proposito all'insegnamento del concilio. È risaputo che l'insegnamento del Vaticano II soffre di un problema di articolazione tra diverse componenti della struttura della Chiesa. Si pensi alla nozione di “popolo di Dio” e al suo rapporto con la Chiesa gerarchica, all'articolazione “primato-collegialità episcopale”, al rapporto tra Chiesa universale e Chiese locali, al posto dei “ministeri di laici” nella missione della Chiesa (cf. la costituzione Lumen Gentium).

Che cosa rimane oggi della conferenza di Medellín?

di José Oscar Beozzo  La conferenza di Medellín nel 1968 - tre anni dopo il Concilio - ha avuto un impatto enorme non solo in America Latina ma in tutto il mondo. Dal documento finale dell’episcopato si evince un coraggio profetico che riassume il meglio del Concilio e che trova terreno fertile in questi luoghi. L'ingiustizia sociale e l’oppressione, che devastavano il continente latino-americano, prevalentemente cattolico, dal Messico al Rio Grande fino all’estremo sud, sono emerse con forza nel dibattito e nelle conclusioni di questa conferenza, risultando una ventata di novità nel modo di concepire l'evangelizzazione, la pastorale e la teologia. Nel documento Medellín, pertanto, si nota che alla parte povera della popolazione era già stato dato un ruolo centrale in quanto i vescovi avevano constatato che essa rappresentava la stragrande maggioranza della Chiesa latino-americana. E ciò avrebbe recato con sé conseguenze serie e inevitabili per il laicato. I laic

Quando è troppo teso, l’arco si spezza

Caro Padre in Cristo, Abbiamo molte ragioni per amarvi, non solo per il vostro alto ufficio ma anche per il vostro instancabile entusiasmo a favore della giustizia e della pace, per la vostra vicinanza ai bisognosi e per molto altro. L’amore per la vostra persona, l’alta stima del vostro ufficio e la responsabilità da noi tutti condivisa nel trasmettere la fede alle odierne generazioni dalla mentalità critica e a quelli che verranno dopo di noi mi impongono, tuttavia, di esprimere pubblicamente il mio riserbo in merito a ciò che ritengo un eccessiva accentuazione da parte vostra di norme troppo rigorosamente interpretate nel campo dell’etica sessuale. Naturalmente, siamo consapevoli quanto voi del nostro dovere di fare il possibile affinché i cristiani amino e promuovano la castità. Ma è proprio in questo campo che vale il detto: “Quando è troppo teso, l’arco si spezza”. Se in questo difficile ambito esigiamo anche una iota in più di quanto possiamo ragionevolmente giusti

La teologia trinitaria alla prova dell'epistemologia femminista

Essenza di genere o persona di genere? Se da una parte dobbiamo rinunciare a parlare della Trinità immanente, possiamo però descrivere i suoi rapporti con noi, uomini o donne e la cui identità personale viene determinata anche dalle relazioni a e dai ruoli che abbiamo. Qui si inserisce una riflessione sull'identità di genere che riguarda da vicino anche le categorie con cui si è elaborato il dogma della Trinità: ousia, prosopon, hypostasis, (physis). Sappiamo già la difficoltà di tradurre in latino ciascuno di questi termini (si ricorderà ad esempio che Girolamo non capiva come i greci potessero accettare la formula treis hypostaseis). Come è stato già detto, i femminismi presentano una gamma di tendenze teoretiche anche molto differenti tra loro. In linea di principio possiamo parlare di due tendenze estreme ed opposte: potremmo chiamare essenzialismo la linea che crede in una essenza del maschile o del femminile che informerebbe l'identità personale degli uomini e

Meravigliosa grazia!

Amazing grace! (how sweet the sound) That sav'd a wretch like me! I once was lost, but now am found, Was blind, but now I see. 'Twas grace that taught my heart to fear, And grace my fears reliev'd; How precious did that grace appear The hour I first believ'd! Thro' many dangers, toils, and snares, I have already come; 'Tis grace hath brought me safe thus far, And grace will lead me home. The Lord has promis'd good to me, His word my hope secures; He will my shield and portion be As long as life endures. Yes, when this flesh and heart shall fail, And mortal life shall cease; I shall possess, within the veil, A life of joy and peace. The earth shall soon dissolve like snow, The sun forbear to shine; But God, who call'd me here below, Will be forever mine. 

Credo di Paolo VI

Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, creatore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli (Cfr. Dz.-Sch. 3002), e Creatore in ciascun uomo dell’anima spirituale e immortale. Noi crediamo che questo unico Dio è assolutamente uno nella sua essenza infinitamente santa come in tutte le sue perfezioni, nella sua onnipotenza, nella sua scienza infinita, nella sua provvidenza, nella sua volontà e nel suo amore. Egli è Colui che è, come Egli stesso lo ha rivelato a Mosè (Cfr. Ex. 3, 14); ed Egli è Amore, come ce lo insegna l’Apostolo Giovanni (Cfr. 1 Io. 4, 8): cosicché questi due nomi, Essere e Amore, esprimono ineffabilmente la stessa Realtà divina di Colui, che ha voluto darsi a conoscere a noi, e che «abitando in una luce inaccessibile» (Cfr. 1 Tim. 6, 16) è in Se stesso al di sopra di ogni nome, di tutte le cose e di ogni intelligenza creata. Dio solo

Se muore l'amore fra gli sposi

di Mauro Pizzighini È sotto gli occhi di tutti il moltiplicarsi delle situazioni "irregolari" dovute alla fragilità di coppia. Sono auspicabili percorsi specifici però nella pastorale parrocchiale "ordinaria".

Quale sessualità nel fidanzamento?

So che la parola "fidanzamento" non è attuale. Non si usa più dire il mio fidanzato o la mia fidanzata, ma il mio ragazzo o la mia ragazza. Questo spostamento del nome include certamente anche un certo spostamento nel concepire e nel vivere il periodo che precede il matrimonio. Però mi pare di poter affermare che, pur con delle variazioni più o meno consistenti, esiste anche oggi nei giovani, dopo una prima stagione di rapporti amicali e anche allargati, la voglia e il desiderio di un rapporto intenso di esperienza d'amore a due, la quale pur essendo aperta a tutto, e quindi anche alla sua dissoluzione, tenda ad esprimersi nell'intimità, nella fedeltà, nella crescita dei due attraverso il dialogo amoroso che li interroghi e li stimoli. Quale posto può occupare il corpo in questo cammino di intimità e di crescita? E' una realtà da estraniare in maniera totale e radicale perché inquinante il rapporto affettivo o pericolosa perché non facilmente dominabile?

La condanna del giansenismo

Pasquier Quesnel, guida dei giansenisti dopo Antoine Arnauld, pubblicò a Parigi nel 1671 l’opera Abrégé de la morale de l’Evangile, ou Pensées chréliennes sur le texte des 4 Évangelistes. Nel 1867 ne pubblicò un complemento: Abrégé de la morale des Actes, des Épìtres canoniques, de l’Apocalypse. L’opera, stampata e ampliata più volte, ricevette nel 1693 un nuovo titolo: Le Nouveau Testament en francais avec des réflexions morales sur chaque verset. In quest’opera erano contenuti errori così evidenti che l’arcivescovo di Parigi Noailles ne richiese la correzione. Ma anche l’edizione del 1699 fu criticata. Clemente XI nel breve Universi dominici gregis del 13 luglio 1708 proibì l’opera di Quesnel. Giacché la proibizione non ebbe conseguenze presso i giansenisti, il papa su espressa richiesta del re Luigi XIV di Francia nella costituzione Unigenitus Dei Filius condannò formalmente il libro di Quesnel e 101 proposizioni tolte da esso. Questa condanna - accuratamente preparata con 17 se

La fede libera di Simone Weil

di Vito Mancuso Fra le cinque figure spirituali che ho scelto per interpretare questo tema, è la più contraddittoria, perché in lei si possono trovare pagine di luminoso amore per il mondo e per la vita accanto ad altri di segno opposto e se dovessi paragonarla a un pittore, penso che potrei fare il nome di Caravaggio, Rembrant… Però se c’è una cosa che appare contraddizione non è un segno negativo, al contrario, nella misura in cui è teorizzata, la contraddizione ha la capacità di portare il pensiero al cospetto del chiaro-scuro della vita, che è meraviglia e che è terrore nello stesso tempo e Simone Weil, teorizza esplicitamente la contraddizione.