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Nuove voci per un nuovo cattolicesimo democratico

di Lorenzo Banducci Una scelta di coraggio invocata nei giorni scorsi da vari politici cattolici militanti nel PD. Ieri il Partito Democratico ha presentato quattro nuove candidature, provenienti dal mondo cattolico, tutte innovative e forti.

La voce della coscienza contro la violenza delle armi: Pio VII e Napoleone

“ Non possiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo” Papa di compromesso, Pio VII pose fra i suoi obiettivi prioritari il ristabilimento del cattolicesimo in Francia. Il suo spirito di conciliazione si accordava con i disegni stabilizzatori del primo console Napoleone, preoccupato di ricomporre il conflitto fra Chiesa e Stato, perché potesse giovare alla pace civile e al ritorno all'ordine, e di restaurare a proprio profitto, in un nuovo equilibrio, il precedente concordato di Bologna (1516). Le prime aperture di Bonaparte (in un discorso pronunciato di fronte al clero milanese il 5 giugno) furono contemporanee alla battaglia di Marengo (14 giugno 1800) e al ristabilimento della dominazione francese nell'Italia settentrionale. L'anziano cardinale Martiniana, vescovo di Vercelli, svolse in un primo tempo il ruolo di intermediario, poi Pio VII inviò a Parigi due negoziatori: il prelato Giuseppe Spina, arcivescovo di Corinto ed esecutore testamentario di Pio VI, assistito dal t

Primato e infallibilità del Papa: la costituzione "Pastor Aeternus"(1870)

“ Non possiamo ignorare che moltissime funzioni, di fatto oggi esercitate dal Papa attraverso la sua curia, non discendono necessariamente dal dogma del primato. Bisognerebbe dare giudizi ben ponderati su ciascuna di esse, sul loro valore, sulla loro utilità e sulla loro opportunità. Ma è necessario un giudizio previo che riguardi il loro rapporto con il dogma della fede cattolica sul primato papale, in modo che là dove non si tratta dei costitutivi essenziali del primato stesso, il giudizio di opportunità tenga sommamente conto della possibilità che il ridimensionamento o la eliminazione di un certo compito oggi esercitato dal Papa renda più praticabile il cammino dell’unità. Una per tutte, si pensi alla prerogativa della nomina dei vescovi. Sembrerebbe quindi, dato il sommo bene dell’unità della Chiesa, che il papato limitasse le sue prerogative solo a quelle costitutive del senso stesso del primato così come esso è creduto nella fede cattolica. “(Don Severino Dianich ) Né il dog

Liberare la vita: intervista a Simone Pacot

L’Autrice si è dimostrata in questi ultimi anni una grande scrittrice di spiritualità. Nata in Marocco nel 1924, è avvocato onorario alla Corte d’appello di Parigi. Anima dal 1987 incontri di “evangelizzazione del profondo” nell’ambito dell’associazione ecumenica Bethasda. Collaborano con lei laici, sacerdoti e suore della comunità svizzera di Grandchamps, operando contemporaneamente sul piano psicologico e sul piano spirituale. Presentiamo una sua intervista.    – Simone Pacot, Lei propone un lavoro su di sé in cui si conciliano la psicologia e la fede. Come Le è venuta l’idea di un percorso del genere? Simone Pacot: Ho esercitato in Marocco la professione di avvocato partecipando nello stesso tempo a gruppi di dialogo e di riconciliazione tra musulmani, cristiani ed ebrei. Poi ho fatto parte di un’équipe orientata allo scambio di esperienze di vita e alla non violenza, nell’estremo Sud del Marocco. In tale contesto mi sono trovata a fare i conti con le mie difficoltà relazio

Monti in campo

di Lorenzo Banducci   Monti ha deciso di scendere (o meglio di salire) in campo. Lo ha fatto con una scelta netta e decisa destinata anche a fare pochi prigionieri fra gli alleati centristi (Casini e Fini) pronti a cedere una bella fetta dell’autonomia delle loro forze politiche al leader (cosa che entrambi non hanno fatto fino in fondo con Berlusconi consumando per questo motivo la frattura con l’allora leader da incensare).

Il cristiano e le ideologie

26. Così il cristiano che vuol vivere la sua fede in un'azione politica intesa come servizio, non può, senza contraddirsi, dare la propria adesione a sistemi ideologici che si oppongono radicalmente o su punti sostanziali alla sua fede e alla sua concezione dell'uomo: né all'ideologia marxista, al suo materialismo ateo, alla sua dialettica di violenza e al modo con cui essa riassorbe la libertà individuale nella collettività, negando insieme ogni trascendenza all'uomo e alla sua storia, personale e collettiva; né all'ideologia liberale che ritiene di esaltare la libertà individuale sottraendola a ogni limite, stimolandola con la ricerca esclusiva dell'interesse e del potere, e considerando la solidarietà sociale come conseguenza più o meno automatica delle iniziative individuali e non già quale scopo e criterio più vasto della validità dell'organizzazione sociale.

"Fate la guerra alle mode indecenti”. La donna cattolica tra  apostolato e modernizzazione (1919-1928)

di Anna Praitoni 1. L'associazionismo femminile cattolico e la battaglia contro la moda indecente (1919-1928) «Qualche centimetro di stoffa un po' più in alto e un po' più stoffa in basso e [le ragazze] saranno tanto più gradite a Dio, e siatene certe, anche agli uomini» 1 .È uno tra i numerosissimi, accorati appelli che la gerarchia ecclesiastica rivolge alle ragazze dell'Azione Cattolica a partire dagli anni Venti. La «moda indecente», specchio ed indicatore del disordine morale e sociale del primo dopoguerra, diventa un aspetto pastorale di importanza primaria per il Magistero papale. Al nuovo modello estetico, tormentato e mascolino, della «donna-crisi» la Chiesa Cattolica reagisce proponendo il modello integrale della donna cattolica. Strumento e canale principale di tale operazione è il ramo giovanile dell'associazionismo femminile cattolico, la Gioventù Femminile Cattolica Italiana (Gfci), fondata da Armida Barelli nel 1918. Nella costruzione di tal

Rivoluzione o riforme?

Si danno, certo, situazioni la cui ingiustizia grida verso il cielo. Quando popolazioni intere, sprovviste del necessario, vivono in uno stato di dipendenza tale da impedir loro qualsiasi iniziativa e responsabilità, e anche ogni possibilità di promozione culturale e di partecipazione alla vita sociale e politica, grande è la tentazione di respingere con la violenza simili ingiurie alla dignità umana.E tuttavia sappiamo che l'insurrezione rivoluzionaria - salvo nel caso di una tirannia evidente e prolungata che attenti gravemente ai diritti fondamentali della persona e nuoccia in modo pericoloso al bene comune del paese - è fonte di nuove ingiustizie, introduce nuovi squilibri, e provoca nuove rovine. Non si può combattere un male reale a prezzo di un male più grande.Ma desideriamo che il nostro pensiero venga rettamente inteso: la situazione presente dev'essere affrontata coraggiosamente e le ingiustizie, che essa comporta, combattute e vinte. Lo sviluppo esige trasforma

Don't call me a saint

“ It is only through religion that communism can be achieved, and has been achieved over and over.” From Union Square to Rome,Dorothy Day(1938) Dorothy Day, fondatrice del movimento Catholic Worker (Lavoratori Cattolici), nacque a Brooklyn, in New York, il 8 novembre 1897. Dopo essere sopravvissuta al terremoto di San Francisco del 1906, la famiglia Day si trasferì in un umile appartamento nella parte sud di Chicago. Fu un grande ritiro dal mondo indotto dal fatto che John Day si ritrovò disoccupato. I Day, da quella volta, capirono quel sentimento di vergogna che provano le persone quando falliscono negli sforzi vani. Fu a Chicago che la Day cominciò a formarsi un’impressione positiva del Cattolicesimo. Più tardi avrebbe ricordato un’amica della madre, una devota cattolica, che la scoprì a pregare di fianco al suo letto. Senza imbarazzo, era tornata a trovare la (signora) Day, le disse dove trovare sua figlia, e tornò alle sue preghiere. “Provai un’esplosione d’amore verso

Nils Christie: contro il carcere e per una soluzione alternativa dei conflitti

di Zenone Sovilla  La vita nell'età neoliberista catalizzata dalla televisione che ci chiude in casa e ci sottopone a inquietanti bombardamenti sull'allarme criminalità, rendendoci tutti più soli e diffidenti verso gli altri. Le piazze e le strade che si svuotano la sera trasformandosi nel loro grigiore in un simbolo tragico delle nostre paure. Il cittadino terrorizzato che delega allo Stato la cura della sua angoscia invece di provare a ricostruire le reti sociali.  Lo Stato come sistema di controllo/repressione sociale e il carcere come fiorente industria al suo servizio.  Nils Christie studia il controllo del crimine da oltre cinquant'anni e non ha dubbi sulla origine ambientale del comportamento "deviante" rispetto alle convenzioni sociali o alle leggi. In inglese è appena uscita una edizione ampliata del suo "Crime control as industry. Toward gulags, western style" (in Italia la precedente da Elèuthera: "Il business penitenziario. La