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Visualizzazione dei post da gennaio, 2013

Vaticano II: un concilio incompiuto?

di Jean Rigal in “vatican2milledouze.org” del 25 gennaio 2013 (traduzione: www.finesettimana.org) Il titolo è interrogativo. Eppure, che cosa c'è di più normale di un concilio incompiuto, se si considera che è, insieme, un punto di arrivo e un punto di partenza. Il Vaticano II resta incompiuto su due piani: rispetto al suo insegnamento e rispetto alla sua applicazione. 1. A proposito all'insegnamento del concilio. È risaputo che l'insegnamento del Vaticano II soffre di un problema di articolazione tra diverse componenti della struttura della Chiesa. Si pensi alla nozione di “popolo di Dio” e al suo rapporto con la Chiesa gerarchica, all'articolazione “primato-collegialità episcopale”, al rapporto tra Chiesa universale e Chiese locali, al posto dei “ministeri di laici” nella missione della Chiesa (cf. la costituzione Lumen Gentium).

Che cosa rimane oggi della conferenza di Medellín?

di José Oscar Beozzo  La conferenza di Medellín nel 1968 - tre anni dopo il Concilio - ha avuto un impatto enorme non solo in America Latina ma in tutto il mondo. Dal documento finale dell’episcopato si evince un coraggio profetico che riassume il meglio del Concilio e che trova terreno fertile in questi luoghi. L'ingiustizia sociale e l’oppressione, che devastavano il continente latino-americano, prevalentemente cattolico, dal Messico al Rio Grande fino all’estremo sud, sono emerse con forza nel dibattito e nelle conclusioni di questa conferenza, risultando una ventata di novità nel modo di concepire l'evangelizzazione, la pastorale e la teologia. Nel documento Medellín, pertanto, si nota che alla parte povera della popolazione era già stato dato un ruolo centrale in quanto i vescovi avevano constatato che essa rappresentava la stragrande maggioranza della Chiesa latino-americana. E ciò avrebbe recato con sé conseguenze serie e inevitabili per il laicato. I laic

Quando è troppo teso, l’arco si spezza

Caro Padre in Cristo, Abbiamo molte ragioni per amarvi, non solo per il vostro alto ufficio ma anche per il vostro instancabile entusiasmo a favore della giustizia e della pace, per la vostra vicinanza ai bisognosi e per molto altro. L’amore per la vostra persona, l’alta stima del vostro ufficio e la responsabilità da noi tutti condivisa nel trasmettere la fede alle odierne generazioni dalla mentalità critica e a quelli che verranno dopo di noi mi impongono, tuttavia, di esprimere pubblicamente il mio riserbo in merito a ciò che ritengo un eccessiva accentuazione da parte vostra di norme troppo rigorosamente interpretate nel campo dell’etica sessuale. Naturalmente, siamo consapevoli quanto voi del nostro dovere di fare il possibile affinché i cristiani amino e promuovano la castità. Ma è proprio in questo campo che vale il detto: “Quando è troppo teso, l’arco si spezza”. Se in questo difficile ambito esigiamo anche una iota in più di quanto possiamo ragionevolmente giusti

La teologia trinitaria alla prova dell'epistemologia femminista

Essenza di genere o persona di genere? Se da una parte dobbiamo rinunciare a parlare della Trinità immanente, possiamo però descrivere i suoi rapporti con noi, uomini o donne e la cui identità personale viene determinata anche dalle relazioni a e dai ruoli che abbiamo. Qui si inserisce una riflessione sull'identità di genere che riguarda da vicino anche le categorie con cui si è elaborato il dogma della Trinità: ousia, prosopon, hypostasis, (physis). Sappiamo già la difficoltà di tradurre in latino ciascuno di questi termini (si ricorderà ad esempio che Girolamo non capiva come i greci potessero accettare la formula treis hypostaseis). Come è stato già detto, i femminismi presentano una gamma di tendenze teoretiche anche molto differenti tra loro. In linea di principio possiamo parlare di due tendenze estreme ed opposte: potremmo chiamare essenzialismo la linea che crede in una essenza del maschile o del femminile che informerebbe l'identità personale degli uomini e

Meravigliosa grazia!

Amazing grace! (how sweet the sound) That sav'd a wretch like me! I once was lost, but now am found, Was blind, but now I see. 'Twas grace that taught my heart to fear, And grace my fears reliev'd; How precious did that grace appear The hour I first believ'd! Thro' many dangers, toils, and snares, I have already come; 'Tis grace hath brought me safe thus far, And grace will lead me home. The Lord has promis'd good to me, His word my hope secures; He will my shield and portion be As long as life endures. Yes, when this flesh and heart shall fail, And mortal life shall cease; I shall possess, within the veil, A life of joy and peace. The earth shall soon dissolve like snow, The sun forbear to shine; But God, who call'd me here below, Will be forever mine. 

Credo di Paolo VI

Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, creatore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli (Cfr. Dz.-Sch. 3002), e Creatore in ciascun uomo dell’anima spirituale e immortale. Noi crediamo che questo unico Dio è assolutamente uno nella sua essenza infinitamente santa come in tutte le sue perfezioni, nella sua onnipotenza, nella sua scienza infinita, nella sua provvidenza, nella sua volontà e nel suo amore. Egli è Colui che è, come Egli stesso lo ha rivelato a Mosè (Cfr. Ex. 3, 14); ed Egli è Amore, come ce lo insegna l’Apostolo Giovanni (Cfr. 1 Io. 4, 8): cosicché questi due nomi, Essere e Amore, esprimono ineffabilmente la stessa Realtà divina di Colui, che ha voluto darsi a conoscere a noi, e che «abitando in una luce inaccessibile» (Cfr. 1 Tim. 6, 16) è in Se stesso al di sopra di ogni nome, di tutte le cose e di ogni intelligenza creata. Dio solo

Se muore l'amore fra gli sposi

di Mauro Pizzighini È sotto gli occhi di tutti il moltiplicarsi delle situazioni "irregolari" dovute alla fragilità di coppia. Sono auspicabili percorsi specifici però nella pastorale parrocchiale "ordinaria".

Quale sessualità nel fidanzamento?

So che la parola "fidanzamento" non è attuale. Non si usa più dire il mio fidanzato o la mia fidanzata, ma il mio ragazzo o la mia ragazza. Questo spostamento del nome include certamente anche un certo spostamento nel concepire e nel vivere il periodo che precede il matrimonio. Però mi pare di poter affermare che, pur con delle variazioni più o meno consistenti, esiste anche oggi nei giovani, dopo una prima stagione di rapporti amicali e anche allargati, la voglia e il desiderio di un rapporto intenso di esperienza d'amore a due, la quale pur essendo aperta a tutto, e quindi anche alla sua dissoluzione, tenda ad esprimersi nell'intimità, nella fedeltà, nella crescita dei due attraverso il dialogo amoroso che li interroghi e li stimoli. Quale posto può occupare il corpo in questo cammino di intimità e di crescita? E' una realtà da estraniare in maniera totale e radicale perché inquinante il rapporto affettivo o pericolosa perché non facilmente dominabile?

La condanna del giansenismo

Pasquier Quesnel, guida dei giansenisti dopo Antoine Arnauld, pubblicò a Parigi nel 1671 l’opera Abrégé de la morale de l’Evangile, ou Pensées chréliennes sur le texte des 4 Évangelistes. Nel 1867 ne pubblicò un complemento: Abrégé de la morale des Actes, des Épìtres canoniques, de l’Apocalypse. L’opera, stampata e ampliata più volte, ricevette nel 1693 un nuovo titolo: Le Nouveau Testament en francais avec des réflexions morales sur chaque verset. In quest’opera erano contenuti errori così evidenti che l’arcivescovo di Parigi Noailles ne richiese la correzione. Ma anche l’edizione del 1699 fu criticata. Clemente XI nel breve Universi dominici gregis del 13 luglio 1708 proibì l’opera di Quesnel. Giacché la proibizione non ebbe conseguenze presso i giansenisti, il papa su espressa richiesta del re Luigi XIV di Francia nella costituzione Unigenitus Dei Filius condannò formalmente il libro di Quesnel e 101 proposizioni tolte da esso. Questa condanna - accuratamente preparata con 17 se

La fede libera di Simone Weil

di Vito Mancuso Fra le cinque figure spirituali che ho scelto per interpretare questo tema, è la più contraddittoria, perché in lei si possono trovare pagine di luminoso amore per il mondo e per la vita accanto ad altri di segno opposto e se dovessi paragonarla a un pittore, penso che potrei fare il nome di Caravaggio, Rembrant… Però se c’è una cosa che appare contraddizione non è un segno negativo, al contrario, nella misura in cui è teorizzata, la contraddizione ha la capacità di portare il pensiero al cospetto del chiaro-scuro della vita, che è meraviglia e che è terrore nello stesso tempo e Simone Weil, teorizza esplicitamente la contraddizione.

Per l'introduzione di cardinali laici

La critica principale che viene rivolta verso l’istituzione ecclesiale è di essere un’istituzione clericale e tutta al maschile che non lascia spazio per altre voci. Non c’è bisogno di elencare il numero di decisioni politiche recenti, da Roma alle sedi locali, che avrebbero avuto un maggior margine di prudenza se solo fossero stati consultati anche dei laici. Gesù ha detto ai suoi discepoli che erano dei servitori, che avevano il compito di nutrire gli affamati e condividere i propri averi con i poveri, che avrebbero dovuto mostrare il loro amore l’un l’altro mettendo la propria vita a servizio del prossimo. Ora, un certo numero di persone all’interno della chiesa si sono comportate esattamente nella maniera opposta, dando vita ad una cultura clericale che troppo spesso ha dato peso a valori di fedeltà al di sopra della responsabilità. Nel contesto attuale un progetto di riforma appare essenziale per ringiovanire la leadership della chiesa e dare maggior voce all’i

Perché i vescovi non possono essere eletti dalle loro comunità?

Il testo più antico sulla scelta e sulla consacrazione dei vescovi lo troviamo nella Prima Lettera a Timoteo (che probabilmente è stata scritta negli ultimi decenni del I secolo): “Non tralasciare il dono che è in te e che ti è stato dato per rivelazione profetica, con l'imposizione delle mani, dall'assemblea dei presbiteri” (1 Tm 4, 14). Timoteo era stato lasciato da Paolo vescovo ad Efeso probabilmente intorno agli anni 60-62 (cfr. 1 Tm 1, 3). Negli Atti degli Apostoli troviamo un passo che ha una notevole somiglianza con questo. Dopo aver detto, in At 13, 1, che nella Chiesa di Antiochia vi erano profeti e dottori, Luca afferma che lo Spirito Santo disse loro di separare Paolo e Barnaba per l'opera cui li aveva destinati (At 13, 2); e continua: “Dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li lasciarono partire.

Un'alleanza per l'Europa

di Giovanni Gentili Quanti tra coloro che si presentano alle elezioni politiche del prossimo 24 febbraio hanno capito che l’Europa è vitale per il nostro futuro? Quanti hanno capito che non ci sono ricette solo nazionali per uscire dalla c risi?

I cattolici fra populismo e moderazione

di Lorenzo Banducci   Elezioni decisive? Elezioni chiave? Forse… Ogni tornata elettorale sembra essere caratterizzata dal suo essere fondamentale per le sorti del Paese. La prossima che si svolgerà il 24-25 febbraio appare esserlo sul serio.

Bisogno di spiritualità: intervista ad Anselm Grün

Nel 1991 Lei ha aperto, nella sua abbazia, una “Casa di raccoglimento” dove opera con un’équipe di tre terapeuti. Vi hanno trovato accoglienza circa 500 preti, religiosi e religiose in difficoltà. Che cosa gli proponete? Anselm Grün : Le persone che si rivolgono a noi lo fanno nella speranza di crescere tanto umanamente che spiritualmente, di poter di nuovo accettare con gioia il proprio lavoro e la propria vita. Il nostro intervento poggia sulla convinzione che in ognuno di noi scorre la fonte dello Spirito Santo, una fonte di creatività e di energia. E’ nostro dovere consentire a queste persone di ristabilire i contatti con questa fonte interiore. E’ proprio nel luogo in cui sono ferite che le persone possono scavare dentro di sé per ritrovare il getto interiore. In altre parole: è nel luogo della sua ferita che ciascuno può scoprire il suo tesoro, perché proprio in questa ferita ognuno si avvicina di più al suo vero io. Noi accogliamo le persone per cure di tre mesi in cui si

Evangelizzazione: la costituzione conciliare "Gaudium et spes" e Teilhard De Chardin

Di Rosino Gibellini Mezzo secolo fa, l’11 ottobre 1962, – dopo tre anni di laboriosa preparazione – iniziava la prima sessione del concilio Vaticano II, con un memorabile e coinvolgente discorso del papa Giovanni XXIII, Gaudet Mater Ecclesia– «La Santa Madre Chiesa gioisce» –, in cui dissentiva dai «profeti di sventura», e prospettava una chiesa che «vuole mostrarsi madre amorevole di tutti, benigna, paziente, piena di misericordia e di bontà». Nelle sue quattro sessioni (1962-1965) e con i suoi 16 documenti il Concilio ha operato una svolta dottrinale e pastorale, da una chiesa che si auto-definiva in termini giuridico-sociali di società gerarchicamente strutturata a una chiesa che, più biblicamente, si autocomprende come popolo di Dio e come comunione. Per l’ecclesiologia di comunione ogni membro è discepolo del Cristo, soggetto davanti a Dio, testimone del Vangelo.

Il battesimo del fuoco

di Giovanni Vannucci Le autorità religiose di Gerusalemme gli mandarono degli inviati a chiedergli chi egli fosse, e in nome di chi battezzava. Giovanni risponde di non essere il Messia atteso, né un profeta, ma uno che grida: "Raddrizzate le vie del Signore". Il suo battesimo è la preparazione al battesimo dello Spirito Santo che verrà amministrato da uno che è già in mezzo al popolo. Il giorno dopo Gesù andò da Giovanni, che ancora non lo conosceva, e gli si rivelò come "l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo", il peccato che insidia radicalmente l'uomo: la ricaduta nel nulla. Lo riconobbe come l'Atteso perché Colui che l'aveva inviato a battezzare gli aveva detto: "Tu va' a battezzare con l'acqua, quegli su cui vedrai discendere lo Spirito e rimanere su di lui è Colui che libera dal peccato non più simbolicamente con l'acqua, ma realmente con lo Spirito Santo". Giovanni vide plasticamente, come colomba, discendere

Sull'adozione e l'affidamento da parte di coppie gay e lesbiche

Di Niccolò Bonetti La Corte di Cassazione, com'è noto, ha respinto il ricorso di un padre, che aveva contestato l'affido esclusivo alla madre poiché quest'ultima, dopo la separazione, conviveva con una donna. La Corte ha affermato che un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale perché si tratta di un "mero pregiudizio" sostenere che "sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale". Subito si sono levate le proteste del mondo cattolico e l'entusiasmo delle associazioni delle famiglie arcobaleno. Io credo che non esista alcun diritto ad avere figli né per coppie etero né per coppie gay o lesbiche.

La predestinazione del male

L'abisso del mio peccato, del mio male è tale che io come uomo non posso tirarmene fuori da solo; è soltanto attraverso l'azione della grazia divina che l'uomo può salvarsi. Dunque i peccati sono miei, ma la possibilità di salvarmi non è mia, è di Dio. Dice Agostino: "i peccati sono tuoi, i meriti sono di Dio"; i meriti attraverso i quali mi salvo non vengono da me, perché dall'abisso del mio peccato io non potrò mai tirar fuori gli strumenti per salvarmi, ma vengono da Dio.   Ecco il problema. Allora: la salvezza è soltanto dono divino. Io sono l'autore del male ma non sono l'autore della mia salvezza. Sono l'autore del male ma non posso salvarmi dal male, solo Dio può salvarmi. Allora si pone il grandissimo problema: ma Dio vuole tutti salvi o no? Vuole tutti salvi o no? E allora siamo di fronte a un bivio: se rispondiamo che Dio vuole tutti salvi, e che alla fine, volendo tutti salvi (ciò che Dio vuole può), ci fa salvi, allora dove andr

La povertà della Chiesa

Ricordando, come hanno già fatto altri, il problema dell’evangelizzazione dei poveri, io sono ben lungi dal voler aggiungere un altro tema al sommario già troppo copioso degli argomenti trattati dal Concilio. Ma tengo ad affermare: - Noi non daremmo soddisfazione alle più vere e più profonde esigenze del nostro tempo (ivi compresa la nostra grande speranza di favorire l’unità di tutti i cristiani), anzi ci sottarremmo ad esse, se trattassimo il tema dell’evangelizzazione dei poveri come uno dei numerosi temi del Concilio. - Se in verità la Chiesa, come si è detto molte volte, è il tema di questo Concilio, si può allora affermare, in piena conformità con l’eterna verità del Vangelo, e nel medesimo tempo in perfetto accordo con la situazione storica presente: il tema di questo Concilio è la Chiesa nella misura in cui essa è specialmente “la Chiesa dei poveri”. [...] Detto questo, sarà sufficiente come conclusione e conferma pratica, dare qualche esempio di argomenti cui sarà n

Nuove voci per un nuovo cattolicesimo democratico

di Lorenzo Banducci Una scelta di coraggio invocata nei giorni scorsi da vari politici cattolici militanti nel PD. Ieri il Partito Democratico ha presentato quattro nuove candidature, provenienti dal mondo cattolico, tutte innovative e forti.

La voce della coscienza contro la violenza delle armi: Pio VII e Napoleone

“ Non possiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo” Papa di compromesso, Pio VII pose fra i suoi obiettivi prioritari il ristabilimento del cattolicesimo in Francia. Il suo spirito di conciliazione si accordava con i disegni stabilizzatori del primo console Napoleone, preoccupato di ricomporre il conflitto fra Chiesa e Stato, perché potesse giovare alla pace civile e al ritorno all'ordine, e di restaurare a proprio profitto, in un nuovo equilibrio, il precedente concordato di Bologna (1516). Le prime aperture di Bonaparte (in un discorso pronunciato di fronte al clero milanese il 5 giugno) furono contemporanee alla battaglia di Marengo (14 giugno 1800) e al ristabilimento della dominazione francese nell'Italia settentrionale. L'anziano cardinale Martiniana, vescovo di Vercelli, svolse in un primo tempo il ruolo di intermediario, poi Pio VII inviò a Parigi due negoziatori: il prelato Giuseppe Spina, arcivescovo di Corinto ed esecutore testamentario di Pio VI, assistito dal t

Primato e infallibilità del Papa: la costituzione "Pastor Aeternus"(1870)

“ Non possiamo ignorare che moltissime funzioni, di fatto oggi esercitate dal Papa attraverso la sua curia, non discendono necessariamente dal dogma del primato. Bisognerebbe dare giudizi ben ponderati su ciascuna di esse, sul loro valore, sulla loro utilità e sulla loro opportunità. Ma è necessario un giudizio previo che riguardi il loro rapporto con il dogma della fede cattolica sul primato papale, in modo che là dove non si tratta dei costitutivi essenziali del primato stesso, il giudizio di opportunità tenga sommamente conto della possibilità che il ridimensionamento o la eliminazione di un certo compito oggi esercitato dal Papa renda più praticabile il cammino dell’unità. Una per tutte, si pensi alla prerogativa della nomina dei vescovi. Sembrerebbe quindi, dato il sommo bene dell’unità della Chiesa, che il papato limitasse le sue prerogative solo a quelle costitutive del senso stesso del primato così come esso è creduto nella fede cattolica. “(Don Severino Dianich ) Né il dog

Liberare la vita: intervista a Simone Pacot

L’Autrice si è dimostrata in questi ultimi anni una grande scrittrice di spiritualità. Nata in Marocco nel 1924, è avvocato onorario alla Corte d’appello di Parigi. Anima dal 1987 incontri di “evangelizzazione del profondo” nell’ambito dell’associazione ecumenica Bethasda. Collaborano con lei laici, sacerdoti e suore della comunità svizzera di Grandchamps, operando contemporaneamente sul piano psicologico e sul piano spirituale. Presentiamo una sua intervista.    – Simone Pacot, Lei propone un lavoro su di sé in cui si conciliano la psicologia e la fede. Come Le è venuta l’idea di un percorso del genere? Simone Pacot: Ho esercitato in Marocco la professione di avvocato partecipando nello stesso tempo a gruppi di dialogo e di riconciliazione tra musulmani, cristiani ed ebrei. Poi ho fatto parte di un’équipe orientata allo scambio di esperienze di vita e alla non violenza, nell’estremo Sud del Marocco. In tale contesto mi sono trovata a fare i conti con le mie difficoltà relazio

Monti in campo

di Lorenzo Banducci   Monti ha deciso di scendere (o meglio di salire) in campo. Lo ha fatto con una scelta netta e decisa destinata anche a fare pochi prigionieri fra gli alleati centristi (Casini e Fini) pronti a cedere una bella fetta dell’autonomia delle loro forze politiche al leader (cosa che entrambi non hanno fatto fino in fondo con Berlusconi consumando per questo motivo la frattura con l’allora leader da incensare).

Il cristiano e le ideologie

26. Così il cristiano che vuol vivere la sua fede in un'azione politica intesa come servizio, non può, senza contraddirsi, dare la propria adesione a sistemi ideologici che si oppongono radicalmente o su punti sostanziali alla sua fede e alla sua concezione dell'uomo: né all'ideologia marxista, al suo materialismo ateo, alla sua dialettica di violenza e al modo con cui essa riassorbe la libertà individuale nella collettività, negando insieme ogni trascendenza all'uomo e alla sua storia, personale e collettiva; né all'ideologia liberale che ritiene di esaltare la libertà individuale sottraendola a ogni limite, stimolandola con la ricerca esclusiva dell'interesse e del potere, e considerando la solidarietà sociale come conseguenza più o meno automatica delle iniziative individuali e non già quale scopo e criterio più vasto della validità dell'organizzazione sociale.

"Fate la guerra alle mode indecenti”. La donna cattolica tra  apostolato e modernizzazione (1919-1928)

di Anna Praitoni 1. L'associazionismo femminile cattolico e la battaglia contro la moda indecente (1919-1928) «Qualche centimetro di stoffa un po' più in alto e un po' più stoffa in basso e [le ragazze] saranno tanto più gradite a Dio, e siatene certe, anche agli uomini» 1 .È uno tra i numerosissimi, accorati appelli che la gerarchia ecclesiastica rivolge alle ragazze dell'Azione Cattolica a partire dagli anni Venti. La «moda indecente», specchio ed indicatore del disordine morale e sociale del primo dopoguerra, diventa un aspetto pastorale di importanza primaria per il Magistero papale. Al nuovo modello estetico, tormentato e mascolino, della «donna-crisi» la Chiesa Cattolica reagisce proponendo il modello integrale della donna cattolica. Strumento e canale principale di tale operazione è il ramo giovanile dell'associazionismo femminile cattolico, la Gioventù Femminile Cattolica Italiana (Gfci), fondata da Armida Barelli nel 1918. Nella costruzione di tal

Rivoluzione o riforme?

Si danno, certo, situazioni la cui ingiustizia grida verso il cielo. Quando popolazioni intere, sprovviste del necessario, vivono in uno stato di dipendenza tale da impedir loro qualsiasi iniziativa e responsabilità, e anche ogni possibilità di promozione culturale e di partecipazione alla vita sociale e politica, grande è la tentazione di respingere con la violenza simili ingiurie alla dignità umana.E tuttavia sappiamo che l'insurrezione rivoluzionaria - salvo nel caso di una tirannia evidente e prolungata che attenti gravemente ai diritti fondamentali della persona e nuoccia in modo pericoloso al bene comune del paese - è fonte di nuove ingiustizie, introduce nuovi squilibri, e provoca nuove rovine. Non si può combattere un male reale a prezzo di un male più grande.Ma desideriamo che il nostro pensiero venga rettamente inteso: la situazione presente dev'essere affrontata coraggiosamente e le ingiustizie, che essa comporta, combattute e vinte. Lo sviluppo esige trasforma

Don't call me a saint

“ It is only through religion that communism can be achieved, and has been achieved over and over.” From Union Square to Rome,Dorothy Day(1938) Dorothy Day, fondatrice del movimento Catholic Worker (Lavoratori Cattolici), nacque a Brooklyn, in New York, il 8 novembre 1897. Dopo essere sopravvissuta al terremoto di San Francisco del 1906, la famiglia Day si trasferì in un umile appartamento nella parte sud di Chicago. Fu un grande ritiro dal mondo indotto dal fatto che John Day si ritrovò disoccupato. I Day, da quella volta, capirono quel sentimento di vergogna che provano le persone quando falliscono negli sforzi vani. Fu a Chicago che la Day cominciò a formarsi un’impressione positiva del Cattolicesimo. Più tardi avrebbe ricordato un’amica della madre, una devota cattolica, che la scoprì a pregare di fianco al suo letto. Senza imbarazzo, era tornata a trovare la (signora) Day, le disse dove trovare sua figlia, e tornò alle sue preghiere. “Provai un’esplosione d’amore verso

Nils Christie: contro il carcere e per una soluzione alternativa dei conflitti

di Zenone Sovilla  La vita nell'età neoliberista catalizzata dalla televisione che ci chiude in casa e ci sottopone a inquietanti bombardamenti sull'allarme criminalità, rendendoci tutti più soli e diffidenti verso gli altri. Le piazze e le strade che si svuotano la sera trasformandosi nel loro grigiore in un simbolo tragico delle nostre paure. Il cittadino terrorizzato che delega allo Stato la cura della sua angoscia invece di provare a ricostruire le reti sociali.  Lo Stato come sistema di controllo/repressione sociale e il carcere come fiorente industria al suo servizio.  Nils Christie studia il controllo del crimine da oltre cinquant'anni e non ha dubbi sulla origine ambientale del comportamento "deviante" rispetto alle convenzioni sociali o alle leggi. In inglese è appena uscita una edizione ampliata del suo "Crime control as industry. Toward gulags, western style" (in Italia la precedente da Elèuthera: "Il business penitenziario. La