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Guerra e magistero


di Niccolò Bonetti
Presso taluni ambienti cattolici è invalsa la tesi che sia lecito ricorrere alla guerra per risolvere gravi contrasti di interessi fra stati sovrani purché esista una proporzione fra offesa e reazione e purché siano esaurite le vie diplomatiche. 
 Ora, questa tesi non è più conforme al magistero contemporaneo che definisce la guerra una sciagura e una tragedia senza se e senza ma: “riesce quasi impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia “(Giovanni XXIII), inoltre essa “non rappresenta mai un mezzo idoneo per risolvere i problemi che sorgono tra le Nazioni, non lo è mai stato e mai lo sarà “.(Giovanni Paolo II). 
 La guerra è, in definitiva, “ il fallimento di ogni autentico umanesimo”(Giovanni Paolo II) ed è“sempre una sconfitta dell'umanità “(Giovanni Paolo II)
 Una guerra di aggressione, qualunque motivazione abbia, è sempre immorale e sbagliata per la dottrina cattolica: solo nel caso di aggressione da parte di uno stato invasore è lecito valutare per lo stato aggredito la possibilità di rispondere con le armi all'invasore purché siano compresenti tutte le condizioni indicate dal Catechismo che il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo; che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci; che ci siano fondate condizioni di successo “. 
Credo che, fermo restando l'immoralità di una guerra di aggressione, possa esser lecito un intervento militare da parte di una terza parte nel caso di genocidi o eventi analoghi purché siano esaurite le vie pacifiche e non si vada incontro a mali peggiori: è anch'essa una guerra difensiva, condotta a difesa dell'esistenza di un popolo che rischia di essere annientato. 
 Non sono invece sicuramente accettabili interventi militari per esportare la democrazia o guerre preventive o interventi per regolare contese internazionali, anche gravi, che possono e devono essere risolte in maniera pacifica.
 Anche se in circostanze straordinarie ed estreme il ricorso alle armi può essere (ancora) ritenuto lecito, è fondamentale agire per sradicare all'origine la stessa possibilità di conflitti sia nelle cause ultime quali possono essere le situazioni di povertà estrema sia promuovendo una cultura della non violenza che rifiuta di respingere la violenza con altra violenza ma porge l'altra guancia sia agendo in sede internazionale per un disarmo universale e integrale.
 L'orizzonte a cui puntare non può essere solo una limitazione della guerra entro i termini leciti( il concetto di “guerra giusta”) quasi la guerra fosse una realtà inevitabile ma la totale abolizione della stessa possibilità di ricorrere allo strumento militare ottenuta mediante una limitazione del potere sovrano degli stati e il trasferimento di competenze ad organismi sovranazionali che abbiano poteri di intervento incisivi (e senza veti degli stati) nelle situazioni di crisi.

Commenti

vat2.0 ha detto…
Si vis pacem para pacem

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