Passa ai contenuti principali

Un'altra preghiera del 15 di agosto

di un gruppo di omosessuali cattolici

in “www.lavie.fr” del 15 agosto 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)

Degli omosessuali cattolici che si sono opposti alla legge Taubira [“matrimonio gay”],  interpellano la Chiesa sul suo modo di considerare l'omosessualità. La Vie riproduce il loro  intervento.


Che gli ultimi siano i primi anche all'interno della Chiesa!

Parigi, 15 agosto 2013

Un anno dopo la formidabile preghiera del 15 agosto 2012 (1) che ha mandato tanti cattolici, tra cui  una buona parte di omosessuali, a difendere pacificamente il matrimonio e la filiazione umana, la  Chiesa di Francia, sull'esempio di papa Francesco, accoglierà nella sua preghiera di oggi coloro  senza i quali il movimento storico di quest'anno [ndr.: in Francia, la “Manif pour tous”, la  mobilitazione contro il matrimonio gay e contro l'adozione da parte di omosessuali) non sarebbe  mai esistito?
Noi, fedeli omosessuali, che offriamo la nostra reputazione, la nostra famiglia, i nostri amici, per  salvare il matrimonio e la filiazione umana, saremo ringraziati, nel senso di essere finalmente  giustamente riconosciuti da parte della Chiesa?
Oggi, nella festa della Madre di Dio, in quanto cattolici e omosessuali, lanciamo un grido ai nostri  pastori, perché non possiamo continuare ancora a sopportare il tabù di piombo che pesa  sull'omosessualità all'interno della nostra santa Chiesa cattolica, e le cui conseguenze sono  drammatiche per tutta la società.
Troppi preti e laici, costretti dal silenzio e dalla disinformazione, spesso a disagio e impacciati in  parole e atteggiamenti, offendono ed escludono dalla Chiesa i “gay che cercano il Signore e sono di  buona volontà”.
Di fatto, vi sono cattolici omosessuali che vivono una reale divisione nella loro anima e nella loro  carne. Nasce allora una vera lacerazione tra la nostra inclinazione subìta e il nostro reale desiderio  di fedeltà a Cristo.
Oggi, grazie ai fondatori del Mouvement pour Tous, in percorsi mediatici pieni di insidie, siamo  usciti dal silenzio, fieri di essere omosessuali che salvano l'essenziale dell'umanità. E questo ci ha  unificati in Cristo. Altri restano ancora divisi, lacerati interiormente. Li invitiamo ad unirsi a noi:  fratelli e sorelle omosessuali, oggi non siete più soli!
Deve essere così nella nostra Chiesa, fondata sulla Verità e sulla Carità di Cristo. Cari pastori, a cui  siamo fedeli, se non agite concretamente per un ampio riconoscimento spirituale ed umano delle  persone omosessuali nella Chiesa, esse continueranno, in particolare se rifiutati dalle loro famiglie,  a rivolgersi ad associazioni LGBT, alcune delle quali militano apertamente per diffamare il  messaggio della Chiesa – dimenticando totalmente la salvezza della loro anima.
Vi chiediamo solennemente di prevedere una pastorale sulla questione dell'omosessualità, con i  molti testimoni che la vivono, per accogliere coloro che si rifugiano nella solitudine o in fatali  disperazioni.
Esistono già associazioni e pellegrinaggi. Ma sono ancora troppo nascosti, senza la promozione che
meritano. All'interno della nostra società laica e repubblicana, la legge Taubira di “matrimonio omosessuale”  è una risposta eccessiva alla legittima richiesta dei gay, costretti finora nel rifiuto giuridico della  loro vita affettiva.
Grazie alla saggezza della Chiesa, abbiamo compreso e fatto comprendere all'opinione pubblica chela filiazione umana che deriva dal matrimonio deve essere “santuarizzata” dal nostro diritto. E dopo  il voto della legge, continuiamo legalmente a batterci per questo. Ma quale risposta dà la saggezza  della nostra Chiesa, nella difesa del matrimonio e della filiazione, all'ormai legale riconoscimento  dei diritti di vita comune degli adulti omosessuali non cattolici?
Davanti alle violenze fomentate dagli ultra, sia favorevoli che contrari alla legge Taubira, vi  preghiamo insistentemente, come avete saputo fare così bene l'anno scorso, di rompere il silenzio  mediatico. Gli omosessuali non cattolici lo meritano. Hanno un posto nella società. Gli omosessuali  cattolici lo meritano. Devono avere un posto nella Chiesa. Il vostro atteggiamento positivo verso i  “gay di buona volontà” placherà la reale crescita dell'omofobia e garantirà la prosecuzione virtuosa  del movimento della società civile. Il nostro unico scopo è salvare il matrimonio, unione di un uomo e di una donna, sola salvezza della filiazione umana. Dateci oggi i mezzi per continuare a
perseguirlo. Voi siete i nostri amati pastori. Nelle vostre mani deponiamo la vita delle persone omosessuali che  la Vergine Maria, nella sua festa, ci chiede di affidarvi. Voi soli, con i nostri fratelli e sorelle laici,  potete cambiare le mentalità dei fedeli e il corso della nostra società scristianizzata. Abbiamo  fiducia in ciascuno di voi. Pregate per noi, a voce alta ed intelligibile.

In fede,

Clément BORIOLI, 21 anni, portavoce di Homovox
Jean-Marc VEYRON LA CROIX, sindaco di Chasselas
Damien P., “Devenir Un En Christ”
Bruno MOREL, “Pour une Gauche Vitale”
Caroline L., Homovox
Thomas GABRIEL, “Pour une Droite Humaine”
Pascal EVAIN, Homovox
Xavier BONGIBAULT, “Avenir Pour Tous”, cathofriendly

E molti altri che si uniscono a noi, costretti dalla Chiesa e dalla società all'anonimato.


(1) “Proposta nazionale per una preghiera dei fedeli”, di mons. André Vingt-Trois, arcivescovo di  Parigi

Commenti

Post popolari in questo blog

Curzio Nitoglia, un cattivo maestro

di Andrea Virga Questo articolo, come quello su Don Gallo 1 , non avrebbe reale ragione d’essere. Anche qui, le gravi affermazioni dottrinali del sacerdote in questione non meriterebbero più d’uno sberleffo, vista la loro palese incompatibilità con la retta dottrina. E tuttavia, anche qui è il caso di un prete consacrato – e stavolta tuttora vivente – che attira proseliti, specie fra i giovani, grazie alle sue opinioni estremiste ed ereticali, con il risultato di diffondere in lungo e in largo i suoi errori. Per questo, ritengo che sia il caso di dedicare una mezz’oretta a mettere in guardia i meno provveduti, che magari preferiscono internet ad un buon padre spirituale, rispetto a questo personaggio: Don Curzio Nitoglia. Il paragone con Don Gallo, però, non riesca troppo offensivo al defunto sacerdote genovese, che aveva almeno il merito di essere molto attivo in ambito sociale e di non aver mai lasciato la Chiesa (cosa non troppo difficile, visto il permissivismo dei suoi super

Il noviziato Agesci: tempo e idea tra scoutismo e Chiesa

C’è un momento strano nel cammino scout Agesci ed è quello del noviziato: sì, il nome riprende proprio il linguaggio monastico; sì, l’ispirazione è proprio quella; sì, è un periodo di introduzione e studio.  Si tratta del primo momento nella branca rover e scolte, i più grandi nel nostro scoutismo: dura un anno. Di noviziato in Agesci si parla  –  e si sparla  –  in continuazione, non c’è un tema altrettanto trattato e maltrattato, anche nella prassi.È speciale e irrinunciabile e può essere una fonte di riflessione importante anche al di fuori dell’associazione. Cercherò ora di dare a questa riflessione un taglio ecclesiale, per plasmare un avvio di confronto su temi scoutisticamente ed ecclesialmente poco trattati. Il noviziato è un tempo e come tutti i tempi è prezioso. Lo è il nostro, figuriamoci quello dei ragazzi. Con un po’ di ironia, potremmo dire che l’importanza del tempo l’ha capita anche il Papa: in Evangelii Gaudium Francesco scrive che «il tempo è superiore allo

Lettera a frate Raimondo da Capua: l'esecuzione di un condannato a morte

È una lettera al frate che fu direttore spirituale di Caterina e che poi divenne suo seguace. Vi si racconta in modo appassionato e sconvolgente l’assistenza a un condannato a morte, Nicolò di Toldo,giustiziato a Siena per aver partecipato a un movimento di rivolta nel 1375 circa. Il condannato, travolto dall’entusiasmo mistico di Caterina, finisce con l’accettare con letizia la morte come momento di congiunzione – anzi, di nozze – con la divinità. Il consueto motivo devoto del sangue di Cristo si fonde qui con quello del sangue della decapitazione. Il sangue del giustiziato alla fine si riversa sul corpo della santa: nella fusione del sangue di Nicolò con quello di Caterina e con quello di Gesù si realizza l’unità mistica dell’uomo con Dio. Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce. A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliulo mio caro in Cristo Gesù. Io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel pretioso sangue del Figliuolo di