Passa ai contenuti principali

Ascetismo come esplorazione di tutte le possibilità della carne


L'ascetismo medievale non va visto come radicato nel dualismo ,ossia nella percezione di contrapposizione radicale tra lo spirito e il corpo che,contrapponendosi al primo,lo imprigiona. Le stravaganti pratiche penitenziali fra il Due e il Quattrocento ,la ricerca del dolore e della pazienza,la pratica letterale dell'imitatio crucis sono innanzitutto tutt'altro che un tentativo di fuggire il corpo,non sono i prodotti di una epistemologia ,di una psicologia o di una teologia che ravvisi un'anima in lotta con il proprio principio opposto. Né si tratta,contrariamente a quanto spesso gli storici hanno sostenuto di una risposta fatta di negazione del mondo ,autofustigazione e decadenza espressa da una società devastata da pestilenze,carestie,eresie ,guerre e corruzione ecclesiastica.

L'ascetismo tardo medievale fu invece uno sforzo per sondare e realizzare tutte le possibilità della carne; fu un'espressione profonda della dottrina dell'incarnazione: la dottrina secondo cui Cristo, facendosi uomo, salva tutto ciò che rende umano l'essere. Esso prese corpo in un mondo religioso il cui rituale fondante era la discesa di Dio nel cibo in quanto macerazione della carne ed era compatibile con le nuove concezioni filosofiche che collocavano la natura delle cose non già nelle loro definizioni astratte ,bensì' nella loro materia individuante o particolarità.
Cosi',Francesco da Assisi quando diceva ai suoi discepoli che le flagellazioni sono "la felicità perfetta",Beatrice di Ornacex che si trafiggeva con i chiodi i palmi delle mani ,Dorotea di Montau e Lukarda di Oberweimar che contorcevano i propri corpi nelle pantomime straziate della crocifissione o ancora Serafina da San Gimignano che veniva riverita in quanto paralizzata ,erano agli occhi dei loro contemporanei figure non già deprimenti e orrende ,bensì gloriose. Non era la loro ,una ribellione alla carne o un torturarne per espiare la colpa ,quanto piuttosto un uso pieno di tutta la sua gamma di possibilità sensuali e affettive per innalzarsi vie più a Dio.

Sacro convivio, sacro digiuno. Il significato religioso del cibo per le donne del Medioevo ,Caroline W. Bynum

Commenti

Post popolari in questo blog

Curzio Nitoglia, un cattivo maestro

di Andrea Virga Questo articolo, come quello su Don Gallo 1 , non avrebbe reale ragione d’essere. Anche qui, le gravi affermazioni dottrinali del sacerdote in questione non meriterebbero più d’uno sberleffo, vista la loro palese incompatibilità con la retta dottrina. E tuttavia, anche qui è il caso di un prete consacrato – e stavolta tuttora vivente – che attira proseliti, specie fra i giovani, grazie alle sue opinioni estremiste ed ereticali, con il risultato di diffondere in lungo e in largo i suoi errori. Per questo, ritengo che sia il caso di dedicare una mezz’oretta a mettere in guardia i meno provveduti, che magari preferiscono internet ad un buon padre spirituale, rispetto a questo personaggio: Don Curzio Nitoglia. Il paragone con Don Gallo, però, non riesca troppo offensivo al defunto sacerdote genovese, che aveva almeno il merito di essere molto attivo in ambito sociale e di non aver mai lasciato la Chiesa (cosa non troppo difficile, visto il permissivismo dei suoi super

Il noviziato Agesci: tempo e idea tra scoutismo e Chiesa

C’è un momento strano nel cammino scout Agesci ed è quello del noviziato: sì, il nome riprende proprio il linguaggio monastico; sì, l’ispirazione è proprio quella; sì, è un periodo di introduzione e studio.  Si tratta del primo momento nella branca rover e scolte, i più grandi nel nostro scoutismo: dura un anno. Di noviziato in Agesci si parla  –  e si sparla  –  in continuazione, non c’è un tema altrettanto trattato e maltrattato, anche nella prassi.È speciale e irrinunciabile e può essere una fonte di riflessione importante anche al di fuori dell’associazione. Cercherò ora di dare a questa riflessione un taglio ecclesiale, per plasmare un avvio di confronto su temi scoutisticamente ed ecclesialmente poco trattati. Il noviziato è un tempo e come tutti i tempi è prezioso. Lo è il nostro, figuriamoci quello dei ragazzi. Con un po’ di ironia, potremmo dire che l’importanza del tempo l’ha capita anche il Papa: in Evangelii Gaudium Francesco scrive che «il tempo è superiore allo

Lettera a frate Raimondo da Capua: l'esecuzione di un condannato a morte

È una lettera al frate che fu direttore spirituale di Caterina e che poi divenne suo seguace. Vi si racconta in modo appassionato e sconvolgente l’assistenza a un condannato a morte, Nicolò di Toldo,giustiziato a Siena per aver partecipato a un movimento di rivolta nel 1375 circa. Il condannato, travolto dall’entusiasmo mistico di Caterina, finisce con l’accettare con letizia la morte come momento di congiunzione – anzi, di nozze – con la divinità. Il consueto motivo devoto del sangue di Cristo si fonde qui con quello del sangue della decapitazione. Il sangue del giustiziato alla fine si riversa sul corpo della santa: nella fusione del sangue di Nicolò con quello di Caterina e con quello di Gesù si realizza l’unità mistica dell’uomo con Dio. Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce. A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliulo mio caro in Cristo Gesù. Io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel pretioso sangue del Figliuolo di