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Dal Papa-Re al Papa-Uomo


di Lorenzo Banducci

 
“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.”



 
E’ un lunedì storico per la Chiesa e per il suo futuro. Papa Benedetto XVI ha deciso di lasciare l’incarico affidatogli 7 anni fa dopo la morte del suo predecessore Giovanni Paolo II. Una decisione meditata e ponderata sicuramente da mesi (se non da anni) della quale se ne potevano già trovare i segni in alcuni interventi del passato (anche recente).

 
Una scelta che diventa un vero e proprio precedente per la storia della Chiesa e che ha senza dubbio il merito di “demitizzare” la figura del Pontefice e di avvicinarlo alle persone.
Si chiude l’epoca del “Papa-Re” e si apre quella del Pontefice dal volto umano. Un Pontefice che come il suo primo predecessore Pietro mostra in pieno le sue debolezze e fragilità. Pietro infatti appare nei Vangeli una persona focosa (aggredì con la spada un servo del sommo sacerdote tagliandogli l’orecchio), pavida (negò tre volte di conoscere Gesù). Nell’insieme un emotivo, sanguigno, ma anche umile e sincero.

 

Ecco che allora in questa sua fragilità Papa Benedetto mi ha ricordato il buon Pietro.  La sua disponibilità a dimettersi dall’incarico più pesante dell’umanità lo ha avvicinato a tutti i cristiani e ci ha mostrato per una volta l’immagine di una gerarchia umanizzata.

 

In un mondo in cui si è abituati ad essere aggrappati ai posti di comando e di potere Benedetto XVI ci ha insegnato che tutti siamo utili e che nessuno è indispensabile. Certamente nulla di nuovo per chi (come il sottoscritto) proviene dall’esperienza ecclesiale della FUCI e dell’Azione Cattolica dove gli incarichi hanno una durata precisa e prestabilita e dove si è educati ad apprezzare la bellezza del seminare senza vedere i frutti del raccolto che verrà.

 

In molti hanno visto nel gesto di Benedetto XVI un atto di debolezza della Chiesa Universale. Io non vedo questa debolezza. E’ un gesto che indubbiamente interroga la mia coscienza e che mi pone quantomeno la tentazione di confrontare lo spirito di Benedetto con la tenacia del suo predecessore Giovanni Paolo. Entrambe queste figure, sicuramente volute dallo Spirito, ci hanno mostrato due facce della stessa medaglia, due facce dell’impegno che ciascuno dei credenti dovrebbe mettere al servizio della Chiesa di Cristo e nella quotidianità: l’immensità del resistere nonostante il dolore fisico e psichico e la disperazione di chi non ce la fa più ed è costretto a lasciare senza vergogna, a testa alta e con umiltà. Due Papi, entrambi sicuramente controversi e criticati anche dal sottoscritto, ma che hanno lanciato con il loro esempio un segno inequivocabile per ciascuno di noi, un segno che interroga le nostre vite ogni giorno.

 

La Chiesa, da sempre timorosa delle novità, si trova a gestire da adesso in avanti uno dei più grandi cambiamenti della sua storia. Due Papi vivranno in Vaticano da Marzo e uno di essi rimarrà fuori, per la prima volta, dalla Cappella Sistina. Andrà condotto con sapienza quel che resta di questo mese di Febbraio in cui sarà inevitabile che i Cardinali inizino a contattarsi per discutere della successione e per preparare il prossimo conclave. A Joseph Ratzinger spetterà l’arduo compito di non intromettersi in queste faccende e di stare in disparte fino all’elezione del successore.

 

(Lorenzo Banducci)

Commenti

don Nicola ha detto…
Desidero ardentemente che quanto scrivi nell'articolo sia vero, lo desidero fortemente, sarebbe stupendo.
Ma...
Ma dopo Vatileaks, dopo anni di Cei in cui contano solo le prolusioni del presidente alla faccia della collegialità, dopo la lettera di Carron contro Tettamanzi e Martini, dopo gli scandali di CL, dopo gli attacchi al Concilio Vaticano II nel 50° suo anniversario, uno potrebbe anche legittimamente temere che ci sia l'ennesima manovra dietro. Ad esempio il desiderio di una successione di qualche cardinale conservatore già anzianetto che ora è papabile, ma già tra due anni sarebbe tagliato fuori.
Bisogna sperare contro ogni speranza in questa epoca buia di storia della Chiesa.
Grazie per l'articolo
Nipoti di Maritain ha detto…
Non amo i "complottismi" e preferisco di gran lunga avere fede e speranza... Ora non ci resta che pregare!
Unknown ha detto…
Un articolo interessante e largamente condivisibile. Temo però che i timori di don Nicola siano largamente fondati e, dopo il momento iniziale di sconcerto, comincio a raccogliere in giro e fare mie domande che lasciano intravedere, dietro alla vicenda delle dimissioni, scenari preoccupanti dei quali non mi è ancora evidente se Benedetto XVI sia vittima o protagonista, se ne sia l'ispiratore o se cerchi il modo di contrastarli.
Bisogna sperare contro ogni speranza!
Andrea
Anonimo ha detto…
Geremia
La decisione di Benedetto XVI in verità, più che avermi sorpreso mi ha rattristato perché è sempre stato e sarà vero che le novità per una istituzione millenaria possono anche essere sintomo di qualcosa che non va.. La stabilità delle "cose del Cielo", un umano desidera vederla riflessa anche nelle istituzioni che al Cielo si riconducono tradizionalmente ( a parte il concetto di Cielo" che è polisemico). E' certo che le giustificazioni addotte dal Pontefice che ha "deposto la Tiara" (quella che il Vaticano II ha confinato nelle anticaglie) sono assai verosimili e, almeno ufficialmente, sono più che accettabili. La vecchiaia segna un decadimento generale delle energie di un organismo e gli ultimi mesi di pontificato di Giovanni Paolo II, segnati da una pietosa sofferente debolezza, attestano che ad un certo momento anche i Papi avrebbero diritto di andare in pensione.
Indubbiamente io personalmente non condivido l'opinione della gentile Commentatrilce delle 08,49 che mi sembra almeno un po' ingenua perché il termine "complottiamo" è inidoneo e fuorviante. Non si dovrebbero definire certi fenomeni come "complottismi", ma strategie riservate di conquista e di dominio, tipo, per esempio, l'intervento del Tentatore nel Paradiso terrestre. Mica convinse Eva a mangiare il malefico frutto elencandole i guai che si sarebbe tirata addosso assieme ai suoi poveri discendenti (esules filii Evae gementes et flentes in hac lacrimarum valle"!) Va bene la "felix culpa" ma proprio grazie ad essa gli uomini malvagi, superbi e potenzialmente omicidi, sono degli astuti e perversi orditori di complotti. Più che ignorarli come cose immaginarie, chi ama la verità dovrebbe tentare di svelarli sebbene che, per chi ha fede, "non c'è nulla di nascosto che alla fine non verrà alla luce". Purtroppo il Demonio è un abile corridore e c'è il rischio che arrivi prima.

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