Passa ai contenuti principali

La violenza e il dispotismo del regime clericale


Il regime clericale è dunque la costituzione di una Chiesa, in quanto in essa domina un culto feticista, ciò che è da riscontrarsi tutte le volte che non principi della moralità, ma comandamenti statutari, regole di fede ed osservanze costituiscono la base e l’essenza della Chiesa. Ora ci sono certamente parecchie forme di Chiese, nelle quali il feticismo è così vario e così meccanico, che sembra quasi debba escludere anche ogni moralità, quindi ogni religione, e debba sostituirsi anzi ad essa, in modo tale da finire molto vicino al paganesimo. Ma il più o il meno non hanno niente a che fare qui, ove il valore o il non valore dipende dalla natura del principio, che obbliga sopra ogni altro.

Quando questo principio impone l’umile sottomissione a un dogma, come culto servile, ma non libero omaggio, che si deve rendere prima di tutto alla legge morale; per quanto poche possano essere le osservanze imposte, basta che esse siano dichiarate come assolutamente necessarie, perché si abbia comunque una credenza feticista; mediante la quale è governata la moltitudine, che, con la sua sottomissione all'obbedienza d’una Chiesa (non della religione) vien derubata della sua libertà morale. La costituzione di questa Chiesa (gerarchia) può essere monarchica, aristocratica o democratica: ciò riguarda solo la sua organizzazione; ma sotto tutte queste forme la sua costituzione è e rimane immutabilmente dispotica. Là, ove statuti relativi alla fede sono inclusi nel numero delle leggi costituzionali, ivi domina un clero, il quale crede di poter assolutamente fare a meno della ragione ed anche, in fin dei conti, della dottrina biblica, perché esso, come unico autorizzato custode ed interprete della volontà del legislatore invisibile, ha l’autorità esclusiva di regolare le prescrizioni della fede, e, perciò, munito di questo potere, ha la facoltà non di convincere; ma solo di ordinare.
Ora, siccome al di fuori di questo clero, tutti gli altri sono laici (non esclusi i capi della comunità politica), in definitiva la Chiesa domina lo stato, non propriamente mediante la forza, ma mediante l’influenza sugli animi, ed anche, del resto, mediante il vanto dell’utilità che lo stato, presumibilmente, deve poter trarre da un’obbedienza incondizionata, a cui una disciplina spirituale ha abituato lo stesso pensiero del popolo.
Ma in questo stato di cose, inavvertitamente, l’abitudine all'ipocrisia soffoca la lealtà e la fedeltà dei sudditi, li prepara ad essere scaltri, per fingere di compiere anche i doveri civici; e, come tutte le volte che si parte da principi sbagliati, si ottiene proprio il contrario di ciò che ci si era prefissi.

Kant,La religione entro i limiti della sola ragione

Commenti

Nicola Claudio ha detto…
Voltaire, Kant...ragazzi qua mancano solo Giordano Bruno e Russell di 'Why I am not a Christian' e avrete fatto il sito dell'UAAR!:)
Scherzo, pero' secondo me per criticare certe derive tradizionalisto-clerico fasciste di certo cattolicesimo odierno si puo' trovare molto piu' materiale nelle Scritture e nel Magistero (i testi del Vaticano II ma non solo)prescindendo allegramente da questi riferimenti, che ad un cattolico dicono poco (Kant) o niente (Voltaire). Vedi il 'buon pretonzolo' descritto da Voltaire; per l'autore piu' che buono e' tollerabile, come lui considerava tollerabili tutte le confessioni cristiane fin quando non 'danno fastidio' e non creano casini all'ordine costituito, e meglio ancora se confluiscono in una specie di indistinta 'relgione civile (vedi il passo sul lavoro durante la Domenica). Kant, poi, vuole slegare religione ed etica, mostrando come la stessa logica 'premio-punizione' svuoti di senso l'agire morale.
Poteva avere senso per un pietista; ma l'etica cattolica non e' basata solo sul premio-punizione!Lo sapete meglio di me; per S. Tommaso ci sono i basic goods, e nel perseguirli l'uomo e' 'veramente umano' etc, anche prescindndo dalla Rivelazione, ed e' per questo (anche con i vari problemi de sexto tipo l'Humanae Vitae, gli omosessuali etc di cui discutiamo) , e' molto piu' 'umanista' di tante altre proposte etiche. In sintesi, non so quanto possano essere convincenti per un cattolico (sia pure 'dissenziente') i riferimenti a un deista che usava Chiesa' e 'infame' come sinonimi ed un pietista che ha ridotto Dio a una specie di 'ordine morale del mondo ( e che ha originato tutta la reazione dei vari Kierkegaard e Barth di cui a una veloce lettura Bonetti mi sembra ghiotto)...se certe derive vanno corrette, si dovrebbe farlo sulla base di testi che un cattolico considera normativi (secondo me si puo fare, o almeno lo spero).
Nipoti di Maritain ha detto…
Meno male allora che non ho messo un passo della Vita di Gesù di Hegel!
Comunque il testo di Voltaire è mediocre ma ,caso rarissimo, non è offensivo.
Lo misi per mostrare che Voltaire poteva risultare bonario anche con il clero.
Mi pare avesse anche uno zio prete peraltro.
Kant ha i suoi limiti ma è la sua dottrina morale ha avuto un largo utilizzo in ambito cattolico e quindi non lo rigetterei in toto.
E poi la seconda parte del testo presenta passi interessanti.
In ogni caso fra breve torneranno articoli sulle questioni di etica sessuale.
Era solo un pò per staccare e non far sembrare il blog una sorta di kamasutra cattolico :P
Nicola Claudio ha detto…
hahaha, non ve la volevo menare per aver abbandonato il Sacro Compito di rinnovamento del VI:) dico solo che secondo me anche tra gli autori e testi cattolici 'ortodossi' su puo' trovare un sacco di roba atta allo scopo, senza scomodare Kant e Voltaire (che detesto:)
Confesso la mia ingnoranza per quanto riguarda i catto-Kantiani, tipo?
Nipoti di Maritain ha detto…
Beh in senso lato, tutti gli autori che si rifanno alla svolta antropologica-trascendentale in teologia

Post popolari in questo blog

Curzio Nitoglia, un cattivo maestro

di Andrea Virga Questo articolo, come quello su Don Gallo 1 , non avrebbe reale ragione d’essere. Anche qui, le gravi affermazioni dottrinali del sacerdote in questione non meriterebbero più d’uno sberleffo, vista la loro palese incompatibilità con la retta dottrina. E tuttavia, anche qui è il caso di un prete consacrato – e stavolta tuttora vivente – che attira proseliti, specie fra i giovani, grazie alle sue opinioni estremiste ed ereticali, con il risultato di diffondere in lungo e in largo i suoi errori. Per questo, ritengo che sia il caso di dedicare una mezz’oretta a mettere in guardia i meno provveduti, che magari preferiscono internet ad un buon padre spirituale, rispetto a questo personaggio: Don Curzio Nitoglia. Il paragone con Don Gallo, però, non riesca troppo offensivo al defunto sacerdote genovese, che aveva almeno il merito di essere molto attivo in ambito sociale e di non aver mai lasciato la Chiesa (cosa non troppo difficile, visto il permissivismo dei suoi super

Il noviziato Agesci: tempo e idea tra scoutismo e Chiesa

C’è un momento strano nel cammino scout Agesci ed è quello del noviziato: sì, il nome riprende proprio il linguaggio monastico; sì, l’ispirazione è proprio quella; sì, è un periodo di introduzione e studio.  Si tratta del primo momento nella branca rover e scolte, i più grandi nel nostro scoutismo: dura un anno. Di noviziato in Agesci si parla  –  e si sparla  –  in continuazione, non c’è un tema altrettanto trattato e maltrattato, anche nella prassi.È speciale e irrinunciabile e può essere una fonte di riflessione importante anche al di fuori dell’associazione. Cercherò ora di dare a questa riflessione un taglio ecclesiale, per plasmare un avvio di confronto su temi scoutisticamente ed ecclesialmente poco trattati. Il noviziato è un tempo e come tutti i tempi è prezioso. Lo è il nostro, figuriamoci quello dei ragazzi. Con un po’ di ironia, potremmo dire che l’importanza del tempo l’ha capita anche il Papa: in Evangelii Gaudium Francesco scrive che «il tempo è superiore allo

Lettera a frate Raimondo da Capua: l'esecuzione di un condannato a morte

È una lettera al frate che fu direttore spirituale di Caterina e che poi divenne suo seguace. Vi si racconta in modo appassionato e sconvolgente l’assistenza a un condannato a morte, Nicolò di Toldo,giustiziato a Siena per aver partecipato a un movimento di rivolta nel 1375 circa. Il condannato, travolto dall’entusiasmo mistico di Caterina, finisce con l’accettare con letizia la morte come momento di congiunzione – anzi, di nozze – con la divinità. Il consueto motivo devoto del sangue di Cristo si fonde qui con quello del sangue della decapitazione. Il sangue del giustiziato alla fine si riversa sul corpo della santa: nella fusione del sangue di Nicolò con quello di Caterina e con quello di Gesù si realizza l’unità mistica dell’uomo con Dio. Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce. A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliulo mio caro in Cristo Gesù. Io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel pretioso sangue del Figliuolo di