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Senza il Concilio la Chiesa sarebbe un reperto archeologico


È chiaro che per la generazione che ha pensato che il Concilio fosse un disastro e per quella che s'è allineata per comodo a questa lettura questa è l'ultima occasione: monsignor Gherardini, ad esempio, ha fatto una toccante "supplica" al Papa, catarifratta da tutti i siti tradizionalisti, sperando che Benedetto XVI desse del Vaticano II un'interpretazione "autentica", che alla fine accontenterebbe questi gruppi solo se dicesse che il Concilio era inutile, è stato dannoso e alla fin fine non è mai esistito, 
Che il dolore e la fatica con cui la Chiesa ha ripensato il suo rapporto con Israele o lo spazio della coscienza non valevano la candela, che lo slancio obbedienziale con il quale ha visto tornare la Scrittura dall'esilio è stato superfluo. 

Che la forma di vita comunitaria, che la messa disegna e ridisegna nelle parrocchie di tutto il mondo e che toglie al vescovo la polvere di un prefetto per restituirgli il posto di liturgo, non ha senso. 
Il Papa questa supplica non l'ha accolta: e ha sperimentato sulla sua pelle che le concessioni, generose o generosissime, fatte ai lefebvriani non hanno portato a nulla perché c'è sempre un' altra cosa che chiedono, martellando la tesi che chi è cambiato non sono stati loro, ma la Chiesa traditrice, quella degli antipapi sincretisti o peggio. 
Una caricatura di un cattolicesimo i cui problemi - il calo della qualità del clero e dei vescovi, l'atteggia- mento proprietario dei movimenti, l'eclissi della penitenza, la difficoltà a vivere l'annuncio in una società pluralista, e via dicendo - non vengono dal Concilio: al contrario non sono diventati fatali grazie al Concilio. Perché senza il Vaticano II la Chiesa cattolica sarebbe come il liceo classico, i matrimoni combinati, il maschilismo: un reperto insterilito, un talento sepolto, un residuo in attesa che lo Spirito soffi sulle ossa. 
Per l'obbedienza di Giovanni XXIII lo Spirito ha soffiato e ha ridisegnato una Chiesa che cammina. 
Inciampa, cade, esita, ma cammina e non rimpiange le pignatte di carne della cristianità.

Alberto Melloni

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