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Fra la vita e la morte

 .

di Niccolò Bonetti

Rileggendo i miei ultimi due articoli mi sono rento conto di essere stato troppo schematico e ideologico.

Volevo quindi sfumare,precisare,approfondire un po' alcune valutazioni.

Si può parlare di vita umana da tutelare fin dal concepimento ma ritengo forzato parlare di persona umana se l'encefalo non si è formato

E' l'anima intellettiva ,che è la cifra costitutiva della persona umana,non il DNA o altre caratteristiche e non si può parlare di anima intellettiva senza un encefalo.

"Ammettere che il feto umano, dall’istante della sua concezione, riceva l’anima intellettiva quando la materia non è ancora in nulla disposta a questo riguardo, è ai miei occhi un’assurdità filosofica. È tanto assurdo quanto chiamare bebè un ovulo fecondato. Significa misconoscere completamente il movimento evolutivo, che viene in realtà considerato un semplice movimento di aumento o di crescita(Maritain,1967)."


Questo non toglie che l'embrione non vada tutelato ma come progetto e speranza di vita,non come persona umana.

L'embrione non può essere quindi considerato nè materiale biologico per esperimenti nè una persona umana compiuta.

La mostruosità dell'aborto non è quindi nel sopprimere una creatura ontologicamente analoga ad un animale ma quanto piuttosto nel spengere,sopprimere e soffocare un gumo di cellule che un giorno sarebbe potuto essere un uomo.

"Uccidere un essere che possiede virtualmente (realmente-virtualmente) la natura umana ed è fatto per essere uomo, è evidentemente lo stesso delitto che uccidere un uomo(Maritain,1967)"

Si tratta quindi di tutelare l'embrione senza affermare che esso costituisca persona umana fin dall'inizio.

Molto più saggia rispetto a coloro che ritengono che il concepito sia già persona,è la posizione tomistica per cui l'embrione ha una vita sensitiva che è virtualmente umana e solo con l'infusione dell'anima intellettiva esso diventa pienamente umano.

“Il corpo degli uomini viene formato e disposto a ricevere l’anima per gradi: per cui in un primo momento, finché la sua disposizione è imperfetta, riceva un’anima imperfetta; poi, quando ha raggiunto la perfetta disposizione, riceve l’anima perfetta” (Somma Teologica, III, q. 33,a. 2 ad 3).

“Bisogna ammettere che nell'embrione preesiste già l'anima, da prima nutritiva, poi sensitiva e infine intellettiva. Dobbiamo perciò concludere che, al sopraggiungere d'una forma più perfetta, si opera la corruzione della forma precedente, poiché la generazione di un essere implica sempre la corruzione di un altro essere, tanto nell'uomo che negli animali: e questo avviene in maniera che la forma seguente abbia tutte le perfezioni della precedente, e qualche cosa in più. Così, attraverso varie generazioni e corruzioni, si giunge all'ultima forma sostanziale, tanto nell'uomo quanto negli altri animali. Quindi bisogna affermare che l'anima intellettiva è creata da Dio al termine della generazione umana, con la scomparsa delle forme preesistenti, e che essa è insieme sensitiva e nutritiva” (ST, I, q. 118, a. 2 ad 2).

Sul tema dell'eutanasia indiretta,trattata in un precedente articolo,non si tratta di darsi la morte o chiedere di essere soppressi ma rinunciare agli ausili della tecnica medica che mantengono in vita corpi svuotati di vita spirituale e intellettuale,qualora non esista più alcuna speranza di guarigione al fine di accettare la morte.

Non si tratta di suicidio volontariamente inflitto ma di accettazione del proprio destino.

Deve essere una scelta del singolo,non delegabile ad altri.

Esiste una lunga discussione su quali terapie o tecniche sarebbe rinunciabili e quali invece non potrebbero essere sospese;ma sia sicuri che anche tecniche mediche che non vengono di norma considerate "straordinarie" ,in determinati casi non possano diventarlo?

Va considerata " la liceità etica dell’eutanasia passiva, dove la morte è effetto collaterale, cioè un’eutanasia indiretta conseguita mediante l’interruzione dei mezzi di sostentamento artificiale della vita. Che l’uomo non abbia l’obbligo di conservarsi in vita attraverso mezzi eccezionali è un classico assioma della teologia morale. Nessun paziente in ogni caso ha il dovere etico di sottoporsi a qualsiasi terapia e a qualsiasi operazione che prolunghi la sua vita. Sta al paziente, non al medico, decidere, dopo essersi adeguatamente informato, se farsi operare ancora una volta, morendo più tardi ma forse in maniera più dolorosa, oppure non farsi operare morendo forse prima ma in maniera meno dolorosa. È diritto dei pazienti decidere liberamente se sottoporsi o meno a determinate cure mediche. Nessun medico ha il dovere di prolungare a ogni costo la vita umana, andando così incontro a una prolungata agonia.(...)nessun uomo deve essere costretto a continuare a vivere a ogni costo. Il diritto di continuare a vivere non può diventare un dovere, il diritto alla vita non equivale a una coercizione a vivere (...). Ci sono tanti casi terribili, in cui è ben comprensibile che il malato arrivi a dire: “La mia condizione è intollerabile. Il mio desiderio più grande è quello di poter morire...Come può, in tali casi, un uomo arrogarsi il diritto di decidere della vita e della morte di un altro, costringendolo a continuare a vivere e a soffrire?"(Kung)

Ma ,se è lecito rinunciare a terapie per accettare la propria sorte,non è lecito porre in atto una volontà volta a voler terminare la propria vita.

Uccidere una persona ,compresa se stessi,è sempre omicidio.

"Non è mai lecito uccidere un altro: anche se lui lo volesse, anzi se lo chiedesse perché, sospeso tra la vita e la morte, supplica di essere aiutato a liberare l'anima che lotta contro i legami del corpo e desidera distaccarsene; non è lecito neppure quando il malato non fosse più in grado di vivere".(Epistula 204,Agostino da Ippona)

Passando alla contraccezione,perchè possono essere sfruttati i periodi infecondi e non possono essere causati?

Perchè ci si può servire di ciò che non può essere causato?

Perchè la donna non può essercitare la propria signoria sulla propria fecondità?

Perchè l'uomo può dirigere tutte le forze fisiche e naturali e non la propria fertilità?

O anche più radicalmente,perchè la sessualità non può essere un valore in sè che trovi la sua ultima e unica giustificazione nella capacità di creare rapporti oblativi di cui la fecondità è l'eccedenza più che il fine e il costitutivo essenziale?

Perchè è necessario ricondurre la sessualità al finalismo biologico e non attribuirgli piuttosto un valore autonomo,per quanto non assoluto in quanto subordinato alla capacità di quella persona di donarsi e amare?

 

(Niccolò Bonetti)

 


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